La gravità della situazione è testimoniata dai numeri condivisi nel corso della serata: nel 2023, nella sola provincia di Arezzo, erano ben 7.248 le persone con Alzheimer con più di sessantacinque anni, a cui si aggiungono 5.802 casi di disturbo cognitivo minore. Il 51% dei caregiver sono i figli e il 36,7% sono i coniugi che nel 35,6% dei casi sono sostenuti da personale pagato e che, soprattutto, nel 19,2% dei casi non ricevono alcun aiuto, con appena un’ora e mezzo di tempo libero durante la giornata. L’aumento complessivo del costo medio annuo per paziente che ricade sulle famiglie, prefigurando una situazione che, come ribadito da Rauti, può condurre anche a gravi episodi di burnout proprio nei familiari. Ad aggravare questo scenario è l’arretratezza normativa dovuta a leggi ferme agli anni ‘90 e la grave insufficienza di servizi adeguati che potrebbero spaziare da soluzioni abitative di cohousing fino ai centri diurni per un’assistenza nel corso del giorno. «Il convegno – ribadisce Rauti, – ha evidenziato un quadro che restituisce con chiarezza la complessità di una malattia che non colpisce soltanto il paziente ma che investe l’intero nucleo familiare, trasformando la quotidianità in un percorso di solitudine, fatica e fragilità. Da qui l’appello emerso con forza: non lasciare sole le famiglie, ma garantire loro un sistema integrato di sostegno fatto di servizi territoriali, formazione, supporto psicologico e interventi concreti capaci di alleggerire il peso dell’assistenza e di restituire dignità e serenità a chi vive ogni giorno l’Alzheimer. Questa è la battaglia che sarà mia premura portare avanti su tutti i tavoli istituzionali, a partire dalla Regione Toscana a cui invierò un dettagliato report con numeri, problemi e possibili soluzioni affinché da Arezzo possa partire un segnale forte per tutta la Toscana».
Alzheimer: da Arezzo la richiesta di nuove politiche di sostegno alle famiglie

19
Set